Lavoro in grande affanno negli ultimi tempi. Tutti i comparti produttivi indistintamente, hanno accusato l’emergenza sanitaria che ha colpito trasversalmente tutta l’Europa, e non solo. Le Aziende stanno cercando di fare fronte in ogni modo a tale situazione, andando ad operare tagli del personale, aggiustamenti sulla produzione o cercando di beneficiare correttamente dei sostegni economici messi a punto dal nostro Governo.
Diversi sono i lavoratori che pur di adeguarsi ai nuovi andamenti del mercato del lavoro, si trovano ad essere costretti a trasferirsi. Vediamo di capire quando è possibile andare a contestare tale disposizione, attuata dal proprio datore di lavoro.
Lavoro, cosa dice la Legge italiana sul trasferimento
A tal riguardo la normativa in vigore nel nostro Paese pone delle chiare condizioni in merito. Pertanto c’è comunque la possibilità da parte del datore di lavoro di andare a modificare unilateralmente la sede di lavoro di un suo dipendente. Conseguentemente nel caso dovessero venire meno il rispetto di tali disposizioni, sarà possibile per il lavoratore poter presentale un formale ricorso, tramite un avvocato presso il tribunale del Lavoro. Da tenere presente che il datore di lavoro può liberamente definire nel corso del contratto lavorativo la sede dove il dipendente dovrà lavorare. Tale decisione deve essere però supportata da comprovate motivazioni di ordine produttive, economiche e organizzative. Ciò viene stabilito per mezzo dell’art. 2103 del Codice civile. Quindi un trasferimento non può essere un escamotage solo atto alla penalizzazione del personale.
Trasferimento del lavoratore e Legge 104
Nel caso in cui il dipendente sia titolare die benefici previsti dalla legge 104/192, rivolta a coloro che assistono una persona con disabilità, il discorso cambia. In questo caso al lavoratore sarà offerta la possibilità di poter scegliere la sede di lavoro più vicina al domicilio della persona cui si presta assistenza.
Tre motivi che giustificano un trasferimento del lavoratore
Oltre che per esigenze prioritarie legate alla produttività aziendale, sussistono tuttavia ulteriori motivazioni che possono andare a giustificare un trasferimento del personale dipendente:
- Quindi come abbiamo già veduto la principale motivazione si ritrova nell’esigenza di poter rispondere a parametri produttivi e economici dell’Azienda. Il cambio di sede quindi sarà legato strettamente a ragioni puramente legate all’incremento del fatturato, della produzione e ad una maggiore competizione nel comparto di riferimento.
- Un secondo motivo che andrebbe a giustificare il trasferimento di un lavoratore è da riconoscere nella sanzione disciplinare nel caso siano stati riscontrati comportamenti illeciti da parte del lavoratore dipendente. In questo frangente la procedura di trasferimento dovrà fare seguito all’iter imposto dallo Statuto dei lavoratori. Dovrà essere fatta pervenire al diretto interessato una contestazione ufficiale, con il termine di 5 giorni stabilito per provvedere alla difesa. Tutto ciò prima che si attui la sanzione disciplinare.
- Ultima motivazione che avalla un trasferimento del lavoratore dipendente è da ritrovarsi nella cosiddetta incompatibilità ambientale. Ciò si manifesta quando nel contesto lavorativo risulti essere palese una grande difficoltà di relazione tra il lavoratore interessato, e i suoi colleghi. Tale situazione andrebbe pertanto a discapito della produzione. Pertanto in questo caso non è prevista l’applicazione della procedura di garanzia prevista dalla normativa in essere, che si vede applicata nell’eventualità del trasferimento derivante dalla sanzione disciplinare.
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