Per quanto riguarda la situazione sulla crisi del gas, iniziata con il conflitto tra Russia e Ucraina, è fatto ben noto che abbia messo in crisi le politiche energetiche in Europa, come nel resto del mondo. Così è arrivata la guerra energetica, dalla quale, stando ad alcuni esperti, il nostro Paese potrebbe uscirne più forte rispetto la Germania. Questo grazie a una serie di fattori, come la posizione geografica e le relazioni diplomatiche. Detto in altre parole, l’Italia potrebbe aver intrapreso, durante gli scorsi anni, una politica che si potrebbe rivelare più felice del previsto. Chi espone questo punto di vista è Reuters: lo fa con un articolo scritto a quattro mani, da Christoph Steitz e Francesca Landini.
Situazione sulla crisi del gas: il ruolo di Eni
Secondo la rivista, l’Italia è in vantaggio rispetto la Germania, per quanto riguarda la situazione sulla crisi del gas. Questo perché l’Eni ha adottato la strategia di diversificare i fornitori del combustibile. Nel periodo successivo all’inizio dello scontro tra Russia e Ucraina, avvenuto il 24 febbraio di quest’anno, Claudio Descalzi ha deciso di correre ai ripari. Così l’amministratore delegato dell’Eni, major italiana dell’energia, si è messo in contatto con fornitori di gas provenienti dall’Africa. Tra le diverse visite, ce ne sono state con funzionari in Angola, Algeria, Egitto, Repubblica del Congo. Spesso, l’amministratore delegato era accompagnato da importanti cariche del Governo. Per questa ragione l’Eni e l’Italia sono riuscite a sfruttare al meglio i rapporti con le forniture di altre Nazioni. Hanno cercato di assicurarsi, in questo modo, del gas extra in previsione della riduzione dei flussi da parte della Russia, principale fornitore. La stessa mossa, invece, non l’hanno compiuta gli altri Paesi stranieri come la Germania.
Situazione sulla crisi del gas: la questione politica
Per capire meglio la situazione sulla crisi del gas, bisogna fare qualche passo indietro nel tempo. Stando all’analisi del Reuters, negli anni ci sono state delle mosse politiche che hanno avuto un importanza dal punto di vista energetico. Ad esempio, l’Italia, sempre insieme all’Eni, importava nel 2006 quantità maggiori di gas russo rispetto la Germania. A quel tempo, il colosso energetico sotto il controllo di Mosca Gazprom aveva creato l’accordo di gas più importante con un’azienda europea. È anche vero, però, che nell’ultimo periodo è avvenuto un cambio di rotta. La nazione tedesca ha così aumentato del doppio il consumo di gas proveniente dalla Russia, diventandone sempre più dipendente. L’Italia, intanto, ha pensato di guardare anche altrove. Nel 2014 il governo Berlusconi è stato sostituito e Descalzi è salito a capo dell’Eni. Quest’ultimo ha deciso di esplorare l’Africa, arrivando a fare un’importante scoperta nel 2015. il più grande giacimento di gas presente nel mar Mediterraneo si chiama Zohr. Ecco che in Algeria, dove l’Eni è presente dal 1981, la società energetica italiana ha firmato un accordo. Questo consentiva, nel 2019, di rinnovare fino al 2027 le importazioni di gas. A seguito dell’annessione della Crimea in Russia, però, l’Italia ha ritirato il sostegno per il progetto da 40 miliardi chiamato South Stream. L’obiettivo era inviare gas russo verso Italia, Austria e Ungheria. Lo stesso anno, l’Eni ha rinunciato al progetto, poco prima che anche Mosca lo mettesse fuori servizio. La nostra penisola ha così deciso di volgere l’attenzione verso Albania e Grecia.