In questi giorni si sente spesso parlare di scudo fiscale, così come di pace fiscale o di condono. Tre tre cose hanno delle differenze più dal punto di vista tecnico e si tratta di piccole sfumature che potrebbero confondere. Per quanto riguarda il primo termine, ci si riferisce a ciò che si definisce la voluntary disclosure, ovvero la possibilità, per chi ha patrimoni all’esterno, di dichiararli. Questo avviene per iniziativa totalmente spontanea e ha a che fare con i patrimoni che, al giorno d’oggi, non erano mai stati dichiarati. Guardando la questione dal punto di vista pratico, lo scudo fiscale è un’autodenuncia. Da una parte, lo Stato italiano va a recuperare parte del gettito evaso durante gli anni precedenti, mentre dall’altra il contribuente evasore ha la possibilità di rendere la sua posizione regolare. Stando a ciò che il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha specificato, il contribuente può evitare di avere delle multe legate alla sua condotta. Non può prescindere, però, dalle conseguenze penali.
Scudo fiscale: che cos’è
La voluntary disclosure più recente fa parte del periodo del 2015, quando c’era il governo Renzi. In questa occasione si sono potuti recuperare ben 2 miliardi e mezzo di euro. Stando alle stime attuali che ha riportato l’Ansa, il nuovo scudo fiscale potrebbe riportare dai 3 ai 5 miliardi di euro all’interno delle casse dello Stato italiano. La cifra si andrebbe a sommare con il budget da 30/32 miliardi di euro che sono stati messi a disposizione per la legge di Bilancio del 2023.
Di questa somma, 21 miliardi serviranno a dare un aiuto economico a famiglie e società che devono fronteggiare il caro energia. Se si vanno a vedere le ultime anticipazioni, è probabile che la misura sarà presente in un altro provvedimento. D’altra parte, il Mef ha spiegato, tramite una nota, che non ci sarà nessun condono di tipo penale all’interno della manovra. Le misure della stessa sono, in questo momento, in fase di valutazione da parte dell’esecutivo. L’obiettivo sarebbe comunque quello di proporre lo stesso schema del 2015-2017. Questa volta, però, la voluntary disclosure si rivolgerà anche alle criptovalute. Ecco che non si parlerà solamente delle dichiarazioni di patrimoni all’esterno, ma anche di mercato digitale.
Scudo fiscale: come funziona esattamente e la differenza con il passato
In occasione della voluntary disclosure dell’edizione passata, avvenuta durante il governo Renzi, la dinamica funzionava così. Si inviava una richiesta attraverso un modello che consentiva di accedere alla procedura. Questo doveva essere inviato esclusivamente in forma telematica. La richiesta avveniva o attraverso lo stesso contribuente, a patto che fosse abilitato a Fisconline o Entratel. Oppure, in alternativa, si faceva richiesta attraverso dei soggetti incaricati. Di questi facevano parte coloro che erano iscritti al registro di revisori contabili, oppure gli avvocati. Al tempo era possibile che la richiesta si facesse anche da contribuenti che non fossero destinatari degli obblighi dichiarativi rispetto il monitoraggio fiscale. Si trattava, in altre parole, dei contribuenti che avevano intenzione di regolarizzare la violazione degli obblighi dichiarativi che si commetteva per:
- imposte sui redditi;
- addizionali relative a tali imposte;
- Iva;
- Irap.