Ci sono delle possibilità che il governo Meloni proponga una riforma delle pensioni, già attuabile a partire dal 2023. Arriverebbe così la quota 103, pensata per agevolare l’accesso alle pensioni. Nel frattempo, potrebbero avere un bonus tutti coloro che scelgono di lavorare più del previsto. È anche possibile che ci sia una quota 41 rivisitata rispetto al governo precedente, tanto che potrebbe diventare la nuova quota 102. Ecco che, al posto di pensare a penalizzare coloro che vanno in pensione in anticipo, il governo capeggiato dalla leader dei Fratelli d’Italia ha intenzione di usare un diverso approccio. Si tratterebbe infatti di premiare chi prende la decisione di restare a lavoro per qualche anno in più. Stando ad alcune indiscrezioni, la misura potrebbe essere presente già dalla prossima legge di Bilancio 2023. Certo, non si tratta di una mossa semplice, dato che del totale del denaro a disposizione, corrispondente a 30 miliardi di euro, 21 miliardi serviranno a far fronte al caro bollette. Sarà una sfida difficile, quindi, quella di riuscire a trovare i soldi sufficienti a mandare avanti la riforma pensioni.
Riforma per le pensioni: quota 102
Si tratta ormai di una certezza: all’interno della riforma per le pensioni del 2023 avverrà il rinnovo dell’Ape sociale, in più, aumenterà la platea delle beneficiarie dell’aiuto Opzione donna. Bisognerà però trovare anche una modalità per rendere più agevole l’accesso alla pensione. L’obiettivo di Lega è proprio quello di avere quota 41 per tutti, in modo tale da riuscire a dichiarare di aver superato del tutto la legge Fornero. Stando a quest’ultima riforma, era necessario aver lavorato per 42 anni e 10 mesi, indipendentemente dall’età. È possibile che adesso si pensi a un nuovo sistema per le pensioni. Ad esempio, non si dovrebbe prevedere di aver versato un determinato numero di contributi. Più che questo requisito, si dovrebbe puntare sul limite di età anagrafica.
Per esempio, si potrebbe decidere che dovrà essere necessario aver lavorato per almeno 42 anni, ma bisognerà comunque compiere 61 anni. Ecco che, stando a questi calcoli, i beneficiari della pensione diventerebbero 90 mila, dagli iniziali 200 mila. Il costo di aggirerebbe attorno all’1,4 miliardi di euro, contro i 5 miliardi previsti in precedenza. Questi soldi, a detta di Matteo Salvini, si potrebbero prelevare direttamente dal Reddito di cittadinanza che si sospenderebbe per sei mesi. Questo solamente a coloro che hanno la possibilità, sia fisica che mentale, di andare a lavorare. In questo modo, la quota 41 diventerebbe quota 102 e cambierebbe rispetto l’anno in corso, il 2022.
Riforma per le pensioni: quota 103
Potrebbe esistere anche un’altra possibilità, ovvero la quota 103 che prevede di andare in pensione dopo aver raggiunto l’età di 63 anni. I contributi versati risultano essere di 12 mesi in meno rispetto il passato. Ecco che, con 40 anni di lavoro, sarà possibile andare in pensione di quattro anni rispetto a quanto prevede la pensione di vecchiaia. Al momento non si sa con certezza quale tra le due proposte avrà più possibilità di essere approvata. Bisognerà quindi aspettare una risposta. Già dal 4 novembre, il ministero dell’Economia si occuperà di presentare la Nadef. Si tratta della nota di aggiornamento più recente da proporre al Def e che andrà ad anticipare le mosse future previste con la legge di Bilancio 2023.