Quoziente familiare: perché è un discriminante di genere

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Il nuovo esecutivo di centro destra con a capo Giorgia Meloni ha in mente di introdurre il quoziente familiare all’interno della tassazione dell’Irpef. La leader continua a sostenere quanto sia necessaria una riforma del fisco, al fine di alleggerire la pressione fiscale, ovvero imposte e tasse. Così, tra i primi interventi che farà il nuovo esecutivo, ci sarà l’introduzione del quoziente familiare. Si tratterebbe di un sistema che consente di tassare i cittadini, ma tenendo in considerazione il carico famigliare. In altre parole, si fa riferimento al numero di figli a carico all’interno di un nucleo. Sarebbe un meccanismo che consente di far pagare meno tasse a tutti coloro che hanno un grande numero di figli a carico. Da un lato è bene mandare avanti una riforma del fisco, che già era iniziata nel gennaio del 2022 grazie alla legge di Bilancio scorsa. Dall’altra parte, però, il nuovo metodo per tassare i nuclei familiari potrebbe portare a due conseguenze. Da un lato si andrebbe a disincentivare il lavoro femminile, mentre dall’altra si darebbe vantaggio unicamente ai redditi più alti.

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Quoziente familiare: Irpef bassa per chi ha più figli

A spiegare meglio il motivo per cui il quoziente familiare andrebbe a creare delle discriminazioni, ci pensa un docente universitario. È Alessandro Santoro, che lavora presso la cattedra di Scienza delle Finanze all’Università Bicocca, Milano. È stato anche un ex consigliere, durante il governo Draghi, del ministero dell’Economia. Come prima cosa, il quoziente familiare evita le discriminazioni dal punto di vista fiscale. In altre parole, nel momento in cui due persone, una con figli e una single, dovessero essere tassate in ugual maniera e a parità di stipendio, si capisce come si tratti di una disparità. Il fatto è che non si va a tenere in conto del carico familiare, ovvero dei figli. Bisogna però tenere in conto un’altra questione. Il fatto cioè che ci sarebbero degli svantaggi, ad esempio il disincentivare l’occupazione delle donne. Si tenga in conto che la maggior parte della popolazione femminile ha un guadagno inferiore rispetto quello dei partner o mariti. Il quoziente familiare prevede una media di tutti e due gli stipendi, sia di lui che di lei, e si tassano attraverso la medesima aliquota. Ciò significa che un uomo, se fosse single, sarebbe tassato maggiormente, mentre in coppia paga un’aliquota inferiore. Lei invece sarà tassata di più in coppia rispetto a quando rimane single.

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Quoziente familiare: i dati dell’occupazione femminile

Il tasso di occupazione femminile raggiunge quota 49% e si riduce per la prima volta dopo nove anni, dal 2013. Questo stando al Bilancio di genere del 2020 che tiene in conto il mercato del lavoro. In particolar modo, si tratta di giovani che risiedono nelle Isole e nel sud Italia. La differenza tra l’occupazione femminile e quella maschile sta registrando un divario che aumenta leggermente e raggiunge i 18,2 punti in percentuale. All’interno dell’Unione Europea le donne che hanno un’occupazione sono il 62,7% e il divario è di 10,1 punti. Per quel che riguarda il lavoro part-time, più della metà delle lavoratrici, il 60%, dichiarano di non aver scelto tale condizione che invece è stata imposta. Questa situazione non fa altro che peggiorare il livello di retribuzione della popolazione femminile in Italia.

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