Il Patto di Stabilità e Crescita subirà una riforma e la Commissione europea è pronta a mostrare il suo piano. Per capire meglio si intende il rapporto Pil/debito al 60% e il deficit del 3%. Il Patto si può considerare alla base di ogni politica definita di austerity all’interno dell’Unione Europea. Al giorno d’oggi il trattato rimarrà in sospeso, almeno fino alla fine dell’anno prossimo, a causa delle conseguenze economiche causate inizialmente dal Covid-19, proseguendo poi con l’inflazione e il caro-energia. Intanto però i commissari si sono messi a lavoro per pensare a una riforma. Lo hanno fatto interloquendo con tutti i Paesi membri. Adesso è molto chiaro quale sarà il punto di partenza. Si tratta del fatto che le regole che fino a poco tempo fa erano valide, adesso sono diventate inattuabili. La causa è il contesto economico che non consente di mantenere sotto controllo totale il debito. Si tenga in conto infatti l’aumento vertiginoso di luce e gas, ma anche delle materie prime. Ecco che risulta essere impossibile, al giorno d’oggi1, ritornare a una ferrea applicazione del Patto. Per poterlo rivedere e riformarlo, però, la Commissione Europea si è ritrovata a dover far combaciare una serie di posizioni molto diverse tra di loro.
Patto di Stabilità e Crescita: tutti i vantaggi per l’Italia
Da un lato, i Paesi che fanno parte del Sud Europa hanno la volontà di mandare avanti una strategia economica in stile neokeynesiano. Dall’altro canto, però, il Nord Europa, spesso sostenuta dalla Germania, hanno intenzione di rispettare ancora il rigore finanziario. Ecco che la proposta delle riforma potrebbe non essere in linea con le richieste italiane. Ci sarebbero dei vantaggi, ma anche delle conseguenze che si rivelerebbero potenzialmente pericolose nei confronti del debito pubblico. La riforma è stata elaborata da Paolo Gentiloni e da Valdis Dombrovskis. L’obiettivo è quello di rendere meno stringenti i vincoli di bilancia, così da consentire delle politiche fiscali più espansive. Allo stesso tempo, è importante tenere sotto controllo i paesi che hanno un debito più alto rispetto agli altri. Tra questi c’è l’Italia. La prima regola consiste nel ridurre di un 20esimo all’anno per tutte le Nazioni che hanno un debito del Pil superiore al 60%. Al giorno d’oggi la manovra costerebbe alla nostra Nazione 50 miliardi di euro. In contemporanea ci sarebbe l’obbligo di migliorare dello 0,5% i saldi di bilancio. Si tratta di due vantaggi importanti per lo Stato italiano.
Patto di Stabilità e Crescita: i rischi
Il Patto di Stabilità potrebbe però avere anche dei rischi per l’Italia. Ad esempio, potrebbe verificarsi un rinforzo dei criteri di vigilanza, oltre che delle misure sanzionatorie legate ad esso. Questo su giudizio di tutta la Commissione Europea. Qualora l’Unione Europea dovesse ritenerlo necessario, si prevede che tutte le Nazioni che hanno un debito eccessivamente alto possono concordare ad hoc un piano di rientro. Si dovrebbe spalmare sicuramente su più anni e non si avrebbe alcun vincolo per ridurre il piano ogni dodici mesi. Sarebbe un intervento che, complessivamente, potrebbe ripetersi ogni quattro anni. Si pensa di creare un meccanismo di controllo costante, in base al modello del Pnrr, di tutti i conti. Qualora la situazione dovesse però precipitare, il Consiglio europeo ha il compito di adottare le decisioni della maggioranza.