ISEE ancora una volta oggetto di chiarimenti. In questa occasione cerchiamo di capire a cosa si può incorrere se vengono incluse false dichiarazioni, nel modello fiscale. La quantità di furbetti che contano di beffare lo Stato, non sembra diminuire. Vediamo cosa potrebbe accadere, assumendo comportamenti non sempre corretti.
Cos’è l’ISEE
Il modulo ISEE è un fondamentale documento, atto ad indicare la situazione economica del nucleo familiare di appartenenza. Negli ultimi tempi si è rivelato essere un mezzo determinante, per poter avere accesso a tutta una serie di bonus e agevolazioni fiscali. Inoltre sono messi a punto dei veri e propri sostegni economici dal nostro Governo, che necessitano tassativamente l’esibizione dell’ISEE.
Tra le tante prestazioni sociali messe a punto dai palazzi governativi troviamo il reddito di cittadinanza, il bonus PC, il bonus bebè, fino ad arrivare al bonus vacanze. Nella maggior parte dei casi quindi per poter accedere alle agevolazioni e ai sostegni messi a punto dallo Stato italiano, è necessario andare a dimostrare la propria situazione economica. In questi casi per acquisire il diritto di fruizione, bisogna che i parametri del proprio reddito e status sociale, siano al di sotto di una determinata soglia.
Purtroppo non è raro che si manifestino delle situazioni tali, per cui pur di avere accesso al beneficio economico istituzionale, qualcuno dichiari il falso. Non ci si rende affatto conto che così facendo si incorre in un reato (falsa attestazione o dichiarazione a pubblico ufficiale). Tale comportamento sfocia purtroppo non solo con la perdita del beneficio richiesto, ma la reclusione fino a 6 anni.
Controlli a campione: entra in gioco l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza
I cosiddetti “geni della truffa”, dovrebbero farsi passare la voglia di andare a modificare il proprio modello ISEE. Il fine illecito è quello di acquisire un vantaggio fiscale o un bonus istituzionale. Le verifiche sull’effettiva validità di quanto dichiarato sul proprio modello ISEE, è soggetta a controlli effettuati a campione dalla Guardia di Finanza, con l’Agenzia delle Entrate. Verrebbe da pensare quindi che saranno sempre in gran numero quei contribuenti che malgrado le rigide verifiche, la potranno fare franca.
La contestazione si determina con un vero e proprio raggiro, nei confronti dello Stato italiano, al fine dell’ottenimento di prestazioni, benefici fiscali e bonus che non sarebbero di spettanza. La prima conseguenza a cui si va incontro una volta che venga appurato l’imbroglio, è quella della perdita del beneficio del contributo, o del bonus governativo
Si rischiano fino a 6 anni di reclusione
Se durante i controlli dell’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza si riuscisse poi a dimostrare che la dichiarazione di falso è stato un atto volontario e non una distrazione, ecco che si viene a profilare un vero e proprio reato di falso. La pena stabilita per tale reato, è la detenzione fino ad un massimo di 6 anni.
Viene da chiedersi quindi se sia opportuno andare a rischiare anni di reclusione e la restituzione di quanto acquisito indebitamente, piuttosto che agire con onestà. Se i parametri economici non dovessero essere quelli richiesti tra i requisiti di accesso, sarebbe meglio desistere. Magari lasciando a chi ne ha davvero bisogno, la possibilità di avere una chance in più, attraverso il modello ISEE.