Diffida da parte di uno studio legale, recapitata. Cos’è? Come comportarsi? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza in merito a cosa si tratti, e a come nel caso sia consegnata. La domanda successiva che ci si pone in questi casi è quasi sempre: quali potrebbero essere le conseguenze se non si risponde?
Diffida: cos’è tale comunicazione legale
In poche parole per diffida s’intende una lettera per mezzo della quale un individuo invita un altro soggetto all’astensione di un certo comportamento, o intima una determinata linea di condotta. La comunicazione può riguardare ad esempio dall’astenersi di fare rumore in un determinato periodo della giornata, oppure si può intimare di tagliare una siete perché sta ostruendo il passaggio, ed infine la diffida può essere utilizzata anche per una precisa richiesta di denaro. Di solito la diffida si manifesta quando gli avvocati della controparte con l’invio di una contestazione ufficiale, suggeriscono di provvedere, o a presentare le argomentazioni necessarie per la formulazione di una difesa. Spesso si giunge ad un accordo, prima di accedere nell’aula di un tribunale civile. Così facendo saranno sicuramente risparmiati ingenti oneri legali, lunghi dibattimenti, e sfiancamenti, come ad esempio in caso di divorzio.
Pertanto si potrebbe andare a definire la diffida quale procedimento stragiudiziale, al fine di andare ad evitare di comparire in Tribunale. Pertanto proprio per il suo agire fuori dai luoghi istituzionali, la diffida non fa riferimento alla procedura civile.
Conseguenza non trascurabile di tale caratteristica, sarà quella che il tempo entro il quale provvedere all’adempimento della richiesta avanzata, non è affatto perentorio. Pertanto si potrà provvedere a quanto avanzato anche con giorni di ritardo rispetto alla scadenza fissata. Conseguentemente però si incorerà nell’essere responsabile di eventuali danni dovuti al ritardo accumulato.
Quale è il fine ultimo della diffida
È facile intuire quindi che il fine della diffida è quello di andare a indurre un determinato comportamento, onde evitare un oneroso contenzioso in tribunale. Quindi solitamente si indica come lasso di tempo utile per adempiere ad una diffida, il termine di 15 giorni. A tal riguardo si è espressa anche la Corte di Cassazione che ha indicato anche termini inferiori, nel caso in cui siano chiamati in gioco risoluzioni molto semplici, e prestazioni urgenti.
Cosa accade se non si risponde ad una diffida
Il nostro regolamento civile determina che ogni qualvolta che non venga presentata una contestazione a ciò che viene espresso in un atto processuale, questo viene tacitamente riconosciuto dalla controparte. In questo caso essendo la diffida una procedura che segue un percorso stragiudiziale, la regola sopra evidenziata non viene contemplata.
Pertanto se non si riceve alcuna risposta dalla parte che riceve la diffida, questa non perderà alcun diritto. D’altro canto però rispondere in maniera adeguata ad una diffida, anche se non nei termini indicati dalla controparte, potrebbe in ogni modo tornare utile.
Infatti nel caso in cui il dibattimento arrivi dinanzi ad un giudice, questi potrà meglio comprendere la controversia tra le parti, tenendo conto della situazione di entrambi, prima che sia avviato il processo. Quindi ecco che entra in gioco il dibattimento processuale, con la controparte che si vede costituirsi in giudizio.