Crollo borse: come si comportano gli investitori

Perché le borse salgono? E perché scendono? Chi decide come devono muoversi?

Per moltissime persone l’andamento delle borse rimane uno dei grandi misteri. Salgono e scendono senza apparenti motivi.

Da queste domande apparentemente banali nascondono delle risposte non sempre precise. Intuitivamente sarebbe impossibile stabilire a priori l’andamento delle borse.

Se il prezzo di ogni azione quotata fosse perfetta non sarebbe possibile acquistarla o venderla. Se ci fosse un prezzo perfetto nessuno comprerebbe perché non avrebbe possibilità di salire, né sarebbe possibile venderla.

Nessuno comprerebbe qualcosa prevedendo che il prezzo sarebbe immobile. Chi compra una azione lo fa pensando che sia sempre sottovalutata, chi la vende pensa che sia arrivata al capolinea. Di questi solo uno può avere ragione.

Capire il prezzo giusto è materia sviscerata dagli analisti tecnici, coloro che in base ai grafici determinano ipotetici scenari futuri, e dagli analisti fondamentali.

Borsa: come capire gli andamenti?

Quali sono altri motivi per cui non è possibile prevedere l’andamento di un indice o di una singola azione.

I mercati sono per definizione disordinati, vari attori entrano nel mercato mondiale delle borse muovendo ingenti capitali comprando e vendendo seguendo varie filosofie:

  1. I fondi comuni e i fondi pensione che hanno obiettivi di medio e lungo termine.
  2. Speculatori come i trader e gli scalper (coloro che aprono decine di operazioni in pochi minuti e ne chiudono altrettante sfruttando i piccoli movimenti delle azioni).
  3. Le grandi banche d’affari che operano per i propri clienti.
  4. Piccoli investitori.

Crollo borse: Analisi tecnica o analisi fondamentale?

L’analisi tecnica cerca di risolvere la questione del prezzo in base all’andamento grafica dell’azione, quando un titolo supera un livello al rialzo o al ribasso si dovrebbe comprare o vendere.

L’analisi fondamentale, invece, valuta il prezzo di una azione seguendo parametri matematici. Un parametro molto utilizzato per capire se un’azione è sottovalutata o sopravvalutata è il rapporto prezzo/utili (in inglese p/e) ovvero secondo il dizionario Treccani si tratta di un quoziente che confronta il prezzo corrente (price) di mercato di una società quotata e il reddito netto (earning) per azione.

Quando il rapporto sale oltre un certo livello (livello che varia anche in base al settore di appartenenza, ad esempio un p/e di una azienda ad alto tasso di crescita come un’azienda di robotica può essere più alto rispetto ad un p/e di una azienda a basso tasso di crescita come una azienda multiutility) si ritiene che il titolo sia sopravvalutato e quindi particolarmente rischioso.

Oppure se il rapporto prezzo utili è particolarmente basso si ritiene che un certo titolo è sottovalutato e andrebbe acquistato.

Questo è solo un modo per valutare se conviene comprare o vendere, ne esistono altri e non ultimo uno che spesso muove i listini è il sentiment.

Quando il sentiment verso il mercato è positivo si tende a sottovalutare le notizie negative macroeconomiche, come il Pil di una certa area, gli utili dell’azienda e fattori politici. Mentre se il sentiment vira al negativo anche le buone notizie non scalfiscono l’umore dei mercati. Si scende a rotta di collo.

Oggi le notizie in arrivo dall’America che vedono il presidente americano Trump nuovamente sul piede di guerra contro la Cina, sta facendo scendere gli indici delle borse mondiali. Chi non segue giornalmente l’andamento delle borse viene informato dai mass media generalisti proprio in queste giornate nere.

Di solito le stesse persone che non seguono gli indici ignorano che le borse mondiali sono in rialzo da oltre dieci anni e che in questo lungo asso temporale hanno assorbito giornate nere come la giornata storicamente più nera di tutte: il referendum sulla Brexit.

Quel giorno l’indice italiano ha perso oltre il 10% seguendo le altre dell’intero pianeta. Ma se qualcuno avesse venduto assets azionari oggi si mangerebbe le mani perché il mercato ha continuato a salire quasi costantemente. È quel quasi che spinge molti investitoti a evitare di entrare nei mercati a rischio.

Investimenti: Cosa dovrebbe fare l’investitore attento?

  1. Se ha attuato una buona pianificazione con il suo consulente finanziario non dovrebbe farsi cogliere da ansia alcuna. La sua strategia dovrebbe contemplare anche i ribassi ai quali bisognerebbe pensare ove fossero molto consistenti di non ridurre la quota a rischio ma se possibile acquistare.
  2. Avere una visione globale degli investimenti. Una buona asset allocation potrebbe contemplare varie tonalità di rischio e tale asset allocation non andrebbe cambiata ogni volta che i mercati prendono la via del ribasso.

In conclusione, un ribasso anche sostenuto degli indici a volte è salutare per eliminare le distorsioni tipiche dei mercati toro (ovvero dei mercati che salgono senza apparenti ragioni).

Un ribasso sostenuto e prolungato degli indici potrebbe essere una buona occasione per quegli investitori che in passato non avevano preso in esame l’idea di investire nei mercati azionari mentre potrebbe essere una buona occasione per chi ha investito in tali mercati rientrando con altro risparmio.

Ma tutto ciò andrebbe fatto di comune accordo con un consulente finanziario e seguendo sempre il proprio profilo di rischio.

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