Come comportarci con investimenti in perdita? come si investe? quali approccio è meglio usare se vogliamo investire?
Negli ultimi anni ha preso sempre più piede quella che viene definita finanza comportamentale, ovvero la parte emotiva e le eventuali perdite su una parte degli investimenti.
Quando ci priviamo, per un periodo più o meno lungo, di una parte dei denari guadagnati, si entra in un meccanismo psicologico delicato. Se da un lato si chiede la performance, ovvero un rendimento adeguato, dall’altro ci rendiamo conto che solo alti rischi possono portare alti rendimenti.
Per risolvere la questione dovremmo avere solo una parte più o meno consistente investita in strumenti finanziari a rischio come possono essere i fondi comuni azionari o gli ETF azionari, oppure i fondi o gli ETF sulle obbligazioni a basso rating. Se dedichiamo solo una parte all’investimento a rischio e una parte più corposa in altri strumenti meno rischiosi potremo sostenere più facilmente eventuali perdite per un certo lasso di tempo sulla parte a rischio.
Questo è vero solo a livello mentale e solo quando la perdita anche solo di una parte del portafoglio è minima. Ma che dire se un investimento che doveva essere di almeno dieci anni, quindi con un orizzonte temporale lungo, dopo pochi mesi o anni dà un rendimento negativo dell’ordine del 10-20 o 30% se non di più?
Investimenti: finanza comportamentale
La parte emotiva andrà in sofferenza. Questo a dispetto della conoscenza del mondo del risparmio.
Ecco perché spesso chi ha una avversione marcata alle perdite si limita a chiedere da un investimento pochi guadagni perdendosi però grandi opportunità.
La finanza comportamentale stima che per una perdita di denaro da un investimento necessiti di un guadagno 2,5 volte maggiore. Ovvero se una parte del portafoglio perde 100 € bisogna guadagnarne 250 per non soffrire emotivamente.
Ci sono altri errori che vengono spiegati dalla finanza comportamentale, eccone i principali:
- Effetto gregge. Quando tutti comprano e i mercati salgono si è più indotti che non quando i mercati scendono. Questo non ha una logica razionale, perché proprio i crolli devono essere utilizzati per acquistare più quote di un fondo o di un ETF azionario.
- Overconfiece. Ovvero la super confidenza verso i mercati. Se un investimento ci fa guadagnare tanto in poco tempo si tende a darci più meriti di quelli che ne abbiamo. Questo potrebbe indurre l’investitore a ripetere un altro investimento a rischio aumentando di molto la parte rischiosa del portafoglio.
- Anticipare le mosse del mercato. Di solito chi opera con il fai-da-te tende ad anticipare le mosse future del mercato. Di solito andare contro il mercato porta solo ad amare conclusioni. Se il mercato sale, anche senza motivo, forse continuerà a salire, così come nelle fasi ribassiste il mercato a dispetto di dati oggettivi potrà continuare a perdere terreno. Il mercato andrebbe assecondato, questo non significa che in un’ottica di lungo termine non sia conveniente acquistare quando i mercati scendono. Diverso è per chi volesse guadagnare in breve tempo andando contro il mercato come potrebbe fare un operatore di breve termine.
- Il peso delle esperienze passate. Se in passato avete investito seguendo i consigli del bancario e gli investimenti sono andati male il problema non erano i mercati (i fondi azionari, o obbligazionari Paesi emergenti) ma la mancanza di strategia e la mancanza di diversificazione. Il prodotto poteva essere corretto ma l’approccio sbagliato. Bisogna in tal caso curare le ferite e conoscere meglio gli strumenti finanziari e come questi possono soddisfare i nostri bisogni nel breve, medio e lungo termine.
Di solito la paura verso i mercati nasce da un errata conoscenza degli strumenti finanziari e da una inefficiente asset-allocation. Inoltre nei momenti difficili deve essere vicino il vostro consulente che vi aiuti a mantenere i nervi saldi e vi ricordi gli obiettivi che erano stati fissati insieme all’inizio della strategia di investimento.