Banca alle prese questa volta, con i clienti che non riescono a fare fronte ai loro debiti. La carta di credito ha di certo rimpiazzato in molte situazioni il vecchio libretto degli assegni. Con tale strumento bancario era possibile avere maggiore margine d’azione, andando così ad onorare i propri debiti, con un pizzico di tranquillità in più. Scopriamo cosa accade quando la banca di cui si è clienti, si rende conto che non si è in grado di fare fronte al pagamento della somma indicata sul proprio assegno emesso. Quali sono le conseguenze?
Banca e mancanza di fondi a copertura di un assegno personale
Nel momento in cui il cliente di una banca non riesce a provvedere al pagamento di un proprio assegno o di onorare una cambiale, ecco che potrebbe scattare il protesto. Infatti quando il creditore si reca in banca per incassare un assegno e scopre che su quel conto non vi sono i fondi necessari alla copertura dell’importo, la banca chiama immediatamente il debitore. Nel caso in cui questi non provveda all’immediato versamento della somma di denaro mancante al fine di coprire l’assegno emesso nelle tempistiche stabilite, ecco che scatta il protesto.
Sarà la stessa banca a trasmettere ad un notaio, il titolo in questione. Una volta che l’istituto di credito avrà avviato tale procedura, ecco che il debitore verrà inserito nel registro protesti, in delega alla Camera di Commercio competente.
Conseguenze del protesto su assegno
Il creditore in questi casi di certo non rimarrà con le mani in mano. Pertanto verrà dato il via ad una precisa procedura bancaria, atta a richiedere l’esecuzione forzata nei confronti del debitore. Infatti l’assegno è considerato un titolo esecutivo a tutti gli effetti.
Ma la conseguenza nell’immediato non è solamente l’avvio di tale procedura. In brevissimo tempo al debitore sarà applicata una sanzione amministrativa, e si può incorrere anche all’interdizione dell’esercizio della propria professione.
Per la cambiale emessa in banca il protesto va levato entro 2 giorni dalla data apposta sul documento di pagamento. Per l’assegno bancario invece, il protesto deve essere levato entro otto giorni dalla presentazione dell’incasso. Tale circostanza si presenza per gli assegni emessi nello stesso Comune. Nel caso di Comune diverso si arriva a 15 giorni, e per quelli emessi da altro Stato europeo si arriva a 60 giorni.
Il creditore può vantare il suo credito andando ad aggredire il patrimonio del debitore. Si può richiedere il pignoramento dei suoi beni mobili che immobili. La procedura vede il coinvolgimento dell’ufficiale giudiziario che provvederà a notificare l’atto di precetto, con cui si invita il debitore a fare fronte al suo debito, entro 10 giorni. Trascorso tale lasso di tempo in mancanza di pagamento, l’ufficiale potrà di fatto procedere con il pignoramento dei beni.
Ma le conseguenze non si limitano al solo pignoramento. In ambito amministrativo ecco il protesto in banca di fatto mette in moto l’iter per andare ad applicare anche una sanzione pecuniaria. Volendo prendere in considerazione un assegno scoperto, la sanzione prevista è pari alla cifra compresa tra i € 516, fino ad arrivare a € 3.099. resta inteso che la cifra è destinata a crescere ulteriormente, nel caso in cui il titolo bancario vada a superare la soglia di € 10.329 euro. Con il mancato pagamento della sanzione stabilita, il debitore verrà ulteriormente punito, la reclusione.