L’arte da sempre affascina, incuriosisce e ci mette in comunicazione con un mondo denso di emozioni e sensazioni uniche. Rimane pertanto esatto il termine di subire talvolta un vero e proprio rapimento dei nostri sensi, alla presenza di una particolare opera d’arte.
Ma le opere d’arte possono rivelarsi anche una fonte di reddito, un investimento a medio o lungo termine che sia. Godere della vista di una splendida opera d’arte sapendo che questa ha un valore in costante crescita, è da ritenersi davvero un grande traguardo. Gli investitori non potrebbero operare al meglio.
Vediamo come entra in gioco il Fisco, quando l’arte diventa fonte di guadagno. Scopriamo come la vendita di opere artistiche, si trasforma in un vero e proprio business.
Arte e Fisco: vendita di opere non abituale
Quando la vendita di opere d’arte può rientrare nella definizione non abituale, stiamo assistendo alla cessione o all’acquisto di opere, non ai fini di lucro. Inoltre è possibile che si verifichino casi particolari. Ad esempio quando determinate opere siano ereditate, regalate, cedute, o addirittura ritrovate in maniera casuale tra i ricordi di famiglia.
Il Fisco in merito a tali situazioni si esprime definendo tali attività nei redditi diversi (art. 67 c.1 l.1 TUIR). È bene ricordare che in tale contesto si è espressa anche la Corte di Cassazione che attraverso le sentenze n°2711/2006 e n°8196/2008, stabilisce che la compravendita di oggetti di antiquariato avrà peso fiscale se gli importi derivanti dalle transazioni, risulteranno di un certo rilievo, a prescindere dalla frequenza della transazione.
Se ne deduce quindi che nel caso in cui si profili un’attività di vendita di opere d’arte conseguente all’acquisizione in modo casuale del bene, senza un realizzo patrimoniale di gran rilievo, non ci si dovrà imbattere nelle regolamentazioni del Fisco.
Quando si profila l’attività d’impresa
La linea di demarcazione tra l’attività svolta in maniera casuale e l’attività d’impresa, risulta essere alquanto fragile. Molto spesso la giurisprudenza e il Fisco hanno dovuto arrovellarsi per definire l’attività e la conseguente tassazione in merito alla vendita di opere d’arte.
Anche l’Agenzia delle Entrate si è espressa in merito con la risoluzione n° 5 del 24 gennaio 2001, in riferimento a come agire in ambito fiscale sui ricavati dalla vendita all’asta di opere d’arte, acquisite a titolo di liberalita’, per conto di una associazione senza scopo di lucro. Viene pertanto sancito:”.. l’operazione prospettata non realizzi un’attivita’ commerciale in quanto non e’ ravvisabile nella stessa l’elemento dell’intermediazione nello scambio dei beni ma una semplice operazione di dismissione patrimoniale. Ciò beninteso, a condizione che la vendita all’asta non richieda l’impiego di mezzi organizzati professionalmente ne’ assuma rilevanza autonoma nell’ambito di una iniziativa volta a liquidare beni acquisiti nella sfera dell’attivita’ istituzionale propria dell’associazione.”
Il sistema tributario italiano richiede il monitoraggio fiscale delle opere d’arte e delle collezioni, che vengono detenute a titolo di investimento oltre i confini nazionali. I beni di natura patrimoniale sono soggetti a controlli, a prescindere dalla loro produzione di reddito.
Si rende necessario a tal riguardo la compilazione del quadro RW presente nella dichiarazione annuale dei redditi.