In Argentina è scoppiato un nuovo caos finanziario. Questa volta, persino il ministro delle finanze si è dovuto dimettere. Ecco cosa è successo.
In Argentina, la crisi finanziaria sembra non finire mai. Le agenzie di rating Fitch e S&P hanno tagliato il rating sul debito di questo Paese. La situazione è diventata così critica che il ministro delle finanze argentino si è dovuto dimettere.
Tutto nasce dalla recente crisi politica. Questa diventa anche crisi finanziaria se si pensa al debito pregresso dell’Argentina. La settimana scorsa, le primarie hanno portato sulla scena un nuovo personaggio politico: Alberto Fernandez, fino a questo momento all’opposizione, sembra dare già per sconfitto al presidente Mauricio Macri, generando una nuova instabilità politica in vista delle elezioni di ottobre.
I mercati hanno reagito subito, vendendo in massa tutti i titoli che potessero anche solo far pensare all’Argentina. Non è tutto. Questo comportamento da parte dei mercati finanziari ha fatto pensare alle agenzie di rating che il Paese non sarebbe stato in grado di onorare i suoi debiti.
Da qui il declassamento di ieri.
Cosa dicono Fitch ed S&P
La prima a dire la sua è stata Fitch, che ha declassato il debito pubblico argentino da B a CCC. Secondo l’agenzia di rating il rischio di default sarebbe troppo alto per gli investitori.
Queste rilevazioni sono state considerate solo l’ultimo segnale verso il baratro. Infatti, il presidente Macri era considerato un punto di stabilità. L’idea anche solo che si facessero le primarie e le successive elezioni il prossimo 27 ottobre aveva già scatenato una prima reazione dei mercati.
Subito dopo, Standard & Poor’s ha declassato l’Argentina per il suo debito pubblico da B a B-.
Con le primarie a favore dell’opposizione, tutto è andato a rotoli e le conseguenze per l’Argentina sono state le più disastrose. L’unica cosa da fare è non investire in questo momento sui titoli argentini e sperare che il nuovo governo riesca a dare quella stabilità di cui Paese ha bisogno e che i mercati vogliono per potersi tornare a fidare dei titoli sudamericani.