Agenzia delle Entrate incessantemente impegnata a contrastare l’evasione fiscale nel nostro Paese. Vediamo i casi in cui il Fisco punta il dito, verso comportamenti poco consoni allo stato patrimoniale, espresso nel corso della denuncia dei redditi.
Non è inusuale quindi che l’Agenzia metta in moto i suoi strumenti di verifica al fine di andare a definire l’effettivo introito economico di un nucleo familiare. Tra questi troviamo il famoso redditometro. Cerchiamo di fare chiarezza per meglio comprendere di cosa si tratti, e come il contribuente debba agire di conseguenza.
Agenzia delle Entrate e il redditometro
Attraverso il famoso redditometro l’Agenzia conta di andare ad attuare tutte le verifiche fiscali necessarie per poter individuare eventuali occultamenti patrimoniali, con conseguente evasione delle tasse dovute. La normativa tributaria si basa sull’accertamento sintetico dedotto dal redditometro. Auto di lusso e determinati beni risultati acquisiti dal contribuente, fanno dedurre un certo livello di ricchezza. Se tale situazione patrimoniale stride con quanto dichiarato, ecco che scatta l’accertamento. Ciò si perfeziona inoltre nel momento in cui la percentuale dei redditi si vada discostando dalle spese sostenute, di almeno il 20%. Il lasso di tempo poi non dovrà andare a superare i 2 anni, sia chiaro.
Il Fisco si mette in moto ipotizzando che le spese a questo punto siano state saldate con proventi derivanti dall’evasione fiscale. calcoli più esatti verranno elaborati in seguito con l’ausilio di determinati indicatori di capacità contributiva. Tali parametri li andiamo a ritrovare in specifici decreti ministeriali. Ad oggi sono utilizzati documentazioni risalenti al 2015. Si è in attesa pertanto di nuovi aggiornamenti da parte del ministero dell’Economia e Finanze.
Quando scatta l’accertamento dell’Agenzia se vi sono figli che lavorano
Le procedure che vengono attuate in fase di verifica fiscale nei riguardi della famiglia di un contribuente, scattano anche se vi sono figli che lavorano. Le loro Entrate possono andare a contribuire alle spese nella famiglia stessa. Sarà quindi sempre opportuno che il contribuente nella fase preliminare dell’accertamento fornisca dei chiarimenti in merito ai propri redditi. Onde evitare l’accertamento sintetico che faccia entrare in gioco anche il redditometro, sarà bene provvedere a chiarire l’origine delle entrate economiche disponibilità economiche e finanziarie che hanno reso possibile di poter far fronte ad acquisti o a quelle spese che hanno messo in allarme il Fisco.
Inoltre è fondamentale che tutte le dimostrazioni di lecito delle somme patrimoniali, siano supportate da prove tangibili quali: transazioni bancarie con tanto di data. Basterà quindi fornire la precisa provenienza delle somme ritenute sospette dall’Agenzia.
A tal riguardo quindi sarà bene sottolineare anche la possibilità che si possa trattare di somme di redditi esenti da tassazione. In questo caso quindi saranno da considerare: la pensione d’invalidità, e un eventuale risarcimento danni.
Inoltre nel patrimonio familiare possono trovare posto anche somme di denaro già tassate alla fonte, come nel caso ad esempio di un’eredità, le vincite al gioco o le scommesse. Da non trascurare poi la rendita finanziaria derivante dalla vendita di immobili, o transazioni azionarie. Quest’ultime infatti andrebbero a determinare una crescita improvvisa del patrimonio familiare andando ad insospettire inequivocabilmente il Fisco.
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