Smart working e conseguenze possibili sulla salute di quei lavoratori che lo adottano, a lungo termine. Questo è stato il tema principale di un appuntamento promosso dall’ Ispettorato del lavoro e Inail. Il convegno si è tenuto nell’ambito della campagna promossa dal G20 OSH (Occupational Safety and Health) sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. vediamo meglio cosa ne è emerso.
Smart working e pandemia Covid- 19
L’avvento dell’allarme pandemico sulla vita di tutti i giorni, non ha risparmiato nessuno. Le nostre abitudini sono state completamente stravolte in maniera irreversibile. Il cambiamento ha toccato chi aveva un lavoro stabile, chi svolgeva una libera professione o un dipendente della pubblica amministrazione.
Proprio a tal riguardo lo scorso 5 ottobre si è tenuto un importante incontro promosso dall’Ispettorato del lavoro e dall’Inail a tema “L’impatto della Pandemia – I cambiamenti sul lavoro e sulla salute e sicurezza”. È stato possibile pertanto andare a verificare gli impatti che il lavoro agile ha avuto sui lavoratori, pur permettendo loro di proseguire a svolgere le proprie mansioni. Gli innegabili lati positivi si riscontrano in un limitato produzione di effetti negativi sulla nostra economia, contenendo le riduzioni delle attività. Inoltre la protezione dal contagio è stata davvero altissima.
Una ricerca condotta dall’Istat ha evidenziato come il lavoro agile abbia coinvolto oltre 4 milioni di lavoratori nel secondo trimestre 2020, coinvolgendo il 19,4% della forza lavoro totale rispetto al solo 4,6% del 2019.
Ora i lavoratori sono chiamati a tornare nelle loro sedi abituali
Proprio in questi giorni si avviano i rientri in sede per tutti quei lavoratori che per mesi hanno operato in smart working. Dati alla mano con l’indice di contagio ridotto al minimo, le vaccinazioni effettuate e un drastico cambio delle abitudini igienico – sanitarie. Si può programmare dunque un ritorno al lavoro in sicurezza. D’altro canto sono stati evidenti anche i bug organizzativi che hanno caratterizzato questo primo massiccio avvento dello smart working, nel nostro Paese.
Le circostanze lavorative hanno evidenziato come lo smart working non possa essere ridotto ad una semplice serie di adempimenti professionali, ma richieda una capacità organizzativa ben precisa. La conciliazione tra la vita privata e quella lavorativa, la gestione autonoma del proprio lavoro e un’adeguata responsabilizzazione dei lavoratori. Questi sono i punti focali del lavoro a distanza.
Danni per la salute dei lavoratori
Sempre attraverso l’incontro “L’impatto della Pandemia – I cambiamenti sul lavoro e sulla salute e sicurezza”, si sono appresi i danni prodotti alla salute dei lavoratori, ne corso dello svolgimento dello smart working.
Di sicuro un maggiore il maggiore stress mentale, al fine di ottimizzare vita privata e impegno lavorativo. Un impegno degli occhi sempre crescente, tra schermi pc, tablet e smartphone. E proprio a tal riguardo sono state indicate nuove misure per una protezione fattiva, con molta prevenzione.
Altri aspetti legati alla salute da mettere a punto per chi lavora a distanza sono: il reale rischio di isolamento e di perdita della socialità, il duro impegno a mettere in atto il bilanciamento del lavoro con la vita personale, e i rischi ergonomici.
Tra gli obiettivi individuati dalla Commissione è evidente quello di anticipare e gestire il cambiamento nel mondo del lavoro, ormai imminente. Ci si sta muovendo verso una nuova transizione verde, digitale e demografica. Prepariamoci.