Il Reddito di cittadinanza scade ad ottobre: un mese di stop e poi il rinnovo dal 1° novembre. Si auspicano maggiori controlli. La crisi post – Covid preoccupa.
Sono ormai conclusi i 18 mesi di validità del reddito di cittadinanza, uno strumento di sostegno introdotto e voluto dal Movimento 5 Stelle che ha causato non poche polemiche, sopratutto nelle ultime settimane, a causa degli evidenti scarsi controlli.
Seconda tranche reddito di cittadinanza: domande dal 1° novembre
Tra pochi giorni i quasi 3 milioni di titolari del reddito di cittadinanza riceveranno l’ultimo accredito, a seguito della domanda inoltrata nella primavera del 2019. La durata dello strumento, infatti, era di 18 mesi con scadenza ottobre 2020. In caso di possesso dei requisiti, si avrà diritto al rinnovo, ma la domanda potrà essere inoltrata solo a partire dal 1 novembre.
Un mese di stop agli accrediti equivale a 500 milioni di euro in meno per i consumi. Quali conseguenze?
Questo implica un mese di stop agli accrediti, sia che si abbia diritto al rinnovo, sia che la domanda venga inoltrata per la prima volta, con conseguenze complesse per molti i cittadini titolari a buon diritto.
Il reddito di cittadinanza, infatti, sostiene le famiglie più fragili con accredito mensile, per un totale di circa 7 miliardi di euro l’anno. Ad ottobre, quindi, le famiglie avranno circa 500 milioni in meno da spendere nei consumi. Considerando la crisi economica post – Covid, è evidente come le conseguenze anche per il mercato non siano favorevoli.
Un solo mese di stop, quindi, e novembre è vicino. Ma sono molte le domande alle quali è necessario trovare una risposta: per aderire alla prossima tranche, i controlli saranno realizzati con maggior attenzione, evitando che il sussidio venga accredito anche a chi non ne ha diritto? Inoltre, data la peggiorata situazione economica a seguito del lockdown, quanti nuovi cittadini faranno domanda e possiederanno i requisiti per accedervi? Come verrà finanziata la risorsa?