La crisi petrolifera non si ferma. Prezzo del petrolio in calo, con conseguenze sull’economia dei paesi esportatori. L’apice della domanda si è toccato nel 2019.
Prezzo del petrolio in calo. La crisi petrolifera che ormai da mesi attanaglia i paesi produttori ed esportatori si acuisce sempre di più, con conseguenze disastrose per l’intero comparto. Ad aggravare la già drammatica situazione, ci si è messo il lockdown, con il conseguente blocco dei trasporti e delle merci. Una situazione che ormai appare irrimediabilmente compromessa, come hanno confermato questa settimana la British Petrolium e diversi analisti alla S&P Global Platt’s Asia Pacific Petroleum Virtual Conference.
Prezzo del petrolio in calo: ieri 40 dollari al barile. La domanda rallenta e l’apice si sarebbe registrato nel 2019
Il prezzo del Brent non accenna ad aumentare. Se lontani sono i tempi in cui si toccavano i 100 dollari a barile -record 2014 – altrettanto lontani sembrano i 50-60 dollari del periodo pre- Covid. Tra agosto e settembre, infatti, il prezzo del Brent si era attestato a 45 dollari/barile, più che raddoppiato dai livelli di marzo-aprile. Ieri, invece, ha sfiorato a malapena i 40 dollari/barile, ma le previsioni per l’andamento della domanda non sono rosee.
L’Agenzia Energetica Internazionale ha dovuto abbassare ulteriormente le previsioni sulla domanda a 91,4 milioni di barili al giorno per quest’anno, contro i 91,7 milioni stimati inizialmente. Si tratta di una perdita di 8,4 milioni di barili rispetto al 2019.
Tra le cause del rallentamento della domanda, la lenta crescita dell’economia indiana e il lockdown che ha cambiato le abitudini
Una delle principali cause del rallentamento della domanda, è dovuto alla crescita dell’economia indiana e asiatica, in decelerazione nonostante la crescita della Cina.
Ad influenzare negativamente l’andamento della domanda, anche i trasporti. Se camion e merci stanno riprendendo a girare, il traffico aereo è notevolmente diminuito: “sino al 2023 non si toccheranno i livelli di traffico del 2019“, ha dichiarato Felipe Bayon, CEO di Ecopetrol.
Britsh Petrolium: “la domanda di Brent potrebbe aver raggiunto l’apice nel 2019“
Prezzo del petrolio in calo. Il recente report della Britsh Petrolium getta benzina sul fuoco, è proprio il caso di dirlo. Secondo il documento, la domanda di Brent potrebbe aver raggiunto l’apice nel 2019. In realtà, lo scenario è più complesso: il raggiungimento dell’apice era previsto tra il 2025 e il 2030, a seguito del quale la domanda si sarebbe stabilizzata per poi declinare.
Tuttavia, la pandemia ha cambiate le carte in tavola: a causa della nuova ondata ambientalista con la conseguente volontà dei Governi di abbattere le emissioni inquinanti, della maggiore efficienza nei consumi, del rischio di una seconda ondata di contagi e del profondo cambiamento dei comportamenti dei consumatori per la pandemia, il picco della domanda di petrolio si sarebbe raggiunto già nel 2019.
Il report della British Petrolium è stato confermato lo scorso lunedì anche dagli analisti alla S&P Global Platt’s Asia Pacific Petroleum Virtual Conference, che hanno sottolineato come le difficoltà causate dalla diminuzione della domanda abbiano conseguenze impattanti sull’intera vita dei paesi esportatori.
Se la domanda diminuisce, perché il prezzo del petrolio non decresce di pari passo?
La domanda, quindi, è in netto e costante calo, tuttavia l‘offerta al grande pubblico non viene scalfita. Quella che potrebbe sembrare un’eccezione alla più semplice e basilare regola dell’economia, non lo è. Tutti i produttori, al momento, hanno la necessità di far fronte ad un numero crescente di debiti e, per questo motivo devono massimizzare i ricavi. Complice la geopolitica, inoltre, nessuno dei produttori intende abbandonare quote di produzione.