Decreto Crescita: che cosa è e che cosa prevede

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Decreto Crescita: cosa prevede e le ultime novità

Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri il Decreto Crescita, che introduce urgenti misure per la crescita economica del nostro paese.

Elaborato dal Ministero dell’Economia e dello Sviluppo economico, l’obiettivo del provvedimento è quello di accompagnare il Documento di Economia e Finanza, atteso entro il 10 aprile, per incentivare gli investimenti delle imprese e dei privati cittadini.

Il Decreto Crescita è stato articolato da 32 articoli in IV Capi che affrontano le seguenti tematiche:

  • misure fiscali per la crescita economica;
  • misure per il rilancio degli investimenti privati;
  • tutela del Made in Italy;
  • ulteriori misure per la crescita.

Per quanto riguarda le novità del decreto crescita, vediamo più da vicino le principali novità inserite.

Maggiorazione dell’ammortamento per i beni strumentali nuovi. Previsto, dunque, il ripristino del cosiddetto superammortamento, seppure per un periodo limitato (1° aprile – 31 dicembre 2019).

Il tetto di investimento a 2,5 milioni, e l’esclusione dei veicoli e degli altri mezzi di trasporto non strumentali all’attività di impresa.

L’agevolazione consente di fruire di una maggiorazione sulle quote di ammortamento e dei canoni di locazione finanziaria del 20% fino ad investimenti di 2,5 milioni di euro.

Revisione mini-Ires. Si inizia dall’anno in corso con un taglio dell’1,5%, che fa scendere il prelievo Ires dal 24 al 22,5%, per poi proseguire con una riduzione di 1 punto percentuale sia nel 2020 che nel 2021 per raggiungere l’aliquota del 20% nel 2022.

Decreto Crescita: il pacchetto delle misure fiscali

Maggiorazione deducibilità Imu dalle imposte sui redditi. Questa, a partire dal prossimo anno, passerà dal 40% al 60%.

A completare il pacchetto di misure fiscali pro imprese troviamo: le modifiche alla disciplina del patent box, ovvero la detassazione dei brevetti e di tutti i beni immateriali di un’azienda, ad eccezione dei marchi; due bonus per le fusioni tra imprese e per la capitalizzazione; l’aumento della detassazione dei redditi per i lavoratori, docenti e ricercatori che rientrano in Italia; il maxi sconto fiscale per la rigenerazione urbana degli edifici.

E ancora, in ambito fiscale si introducono, come si legge sul comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n.53:

modifiche al regime dei forfetari; incentivi per la valorizzazione edilizia; correzioni al “sisma bonus”; nuovo regime fiscale per gli strumenti finanziari convertibili; norme in materia di banche popolari; modifiche agli incentivi per gli interventi di efficienza energetica e rischio sismico; norme di sostegno alle aggregazioni d’imprese; Una nuova disciplina per la vendita di beni tramite piattaforme digitali e fatturazione elettronica; l’estensione della definizione agevolata delle entrate regionali e degli enti locali; il credito d’imposta per le commissioni riferite a pagamenti elettronici da parte di distributori di carburante; incentivi allo sviluppo dell’attività dei liberi professionisti e per l’assunzione di personale nelle regioni a statuto ordinario e nei comuni; un piano grandi investimenti nelle zone economiche speciali e nelle aree di crisi complessa, con particolare riferimento a Veneto e Campania.

Decreto Crescita: le novità per il rilancio degli investimenti privati

Passando alle novità tese al rilancio degli investimenti privati, il Decreto Crescita comprende garanzie statali a favore dello sviluppo delle medie imprese, il rifinanziamento del fondo di garanzia per la prima casa, modifiche alla misura Beni strumentali (alias la “nuova Sabatini”).

E ancora, norme per lo sblocco degli investimenti nel settore idrico nel Sud e contributi ai comuni per interventi di efficienza energetico e sviluppo territoriale sostenibile.

Previsti anche incentivi per le startup che brevettano e per le piccole e medie imprese che avviano processi di digitalizzazione e per progetti di ricerca sull’economia circolare.

Per tutelare e rilanciare il made in Italy, il Decreto Crescita introduce la definizione di marchio storico di interesse nazionale e l’istituzione del relativo registro.

Nonché misure per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per il contrasto alla delocalizzazione di imprese titolari di marchi storici di interesse nazionale registrati.

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Camilla
Laureata magistrale in Scienze Politiche e con un Master in Istituzioni parlamentari. Aspirante giornalista, collabora con altre testate e aziende come autrice e web editor.