Perché molti investitori guardano con attenzione all’oro e il bitcoin? Esistono altre alternative per diversificare nei momenti di volatilità?
Molti analisti finanziari e gestori di grandi masse di denaro si interrogano sempre più sullo stato dell’arte dei mercati finanziari.
Nessuno ha la sfera di cristallo, ma se si osservano in modo neutro le vicende internazionali si può prevedere quanto meno un aumento della volatilità dei mercati finanziari. La guerra dei dazi che va a strappi da più di un anno e mezzo, il rallentamento della crescita dell’area Euro (a questo proposito illuminante la recente dichiarazione della BCE di un nuovo QE per rilanciare l’economia reale) e per finire il terremoto politico in Italia, sono tutti fattori che possono fare da detonatore a una crisi incombente.
Nessuno conosce il futuro, neppure coloro che gestiscono enormi quantità di denaro, ma vista la congiuntura sopra citata, la caduta dei mercati sarebbe nei fatti. A questo proposito ricordiamo che da oltre dieci anni i mercati azionari globali sono in salita più o meno senza intoppi.
Uno dei beni rifugio scelti dagli investitori è il metallo giallo: l’oro. Oro che oltre che essere ritenuto adatto per un riparo dalla turbolenza finanziaria ha anche il pregio di essere preferito dagli investitori quando le banche centrali riducono il costo del denaro. Ovvero in un caso come quello attuale in cui ad un ipotetico calo delle borse si affianca una riduzione dei rendimenti dei titoli di Stato, l’oro diventa bene rifugio per eccellenza.
Nel mondo è stato estratto probabilmente tutto l’oro disponibile, 180.000 tonnellate, e questo crea quello che viene definito effetto scarsità. Ovvero, a differenza di una banca centrale che può stampare moneta o ridurre le masse monetarie, l’oro è finito e chi se ne appropria può detenerlo senza paura di svalutazioni per l’aumento dell’offerta.
Negli ultimi anni si affianca all’oro il BitCoin ovvero la moneta virtuale creata nel 2009 dopo la crisi innescata dal crollo della Lehman Brothers. Il numero massimo di BitCoin che potranno essere in circolazione è di 21 milioni di pezzi, si pensi che se ci vorrà ancora un secolo per arrivare al raggiungimento della cifra totale, mentre fra soli dieci anni, nel 2019, ne circolerà già il 96% del numero totale.
Come si evince da questi dati anche il BitCoin gode dell’effetto scarsità. Come tutte le criptovalute si conosce in anticipo il numero dei pezzi massimi e la data in cui finirà il miners-time (ovvero il periodo in cui i minatori creano la moneta).
Inoltre, a favorire un ipotetico aumento dell’oro e dell’oro digitale può essere proprio la finanza classica. Sono le fasi di turbolenza dei mercati a incentivare gli investitori a rifugiarsi. Vero è che la maggioranza del denaro volerà verso la qualità (dall’inglese flight to quality) ovvero i bund tedeschi e i titoli di Stato americani, ma questo avrà come risultato la mera difesa del capitale. Anzi negli ultimi anni i titoli di Stato tedeschi hanno dato performance negative.
Per avere un portafoglio efficace che abbia almeno un asset in crescita quando le altre sono in calo, si potrebbe pensare ad inserire l’oro nel proprio portafoglio.
Quanta parte del proprio portafoglio potrebbe essere investito nell’oro o nel BitCoin?
L’oro si può acquistare per una percentuale che può essere stimata al 5% dell’intero portafoglio, per quanto riguarda il BitCoin dove la volatilità è molto più marcata, si possono avere anche crolli, o rimbalzi, in una sola giornata di oltre il 10%, si dovrebbe comperare in presenza di una alta tolleranza al rischio.
Oggi il prezzo del BitCoin veleggia sopra i 10600 dollari mentre l’oro è fissato a ridosso dei 1500 dollari l’oncia.
Una lunga crisi finanziaria potrebbe dare un’ulteriore spinta all’oro reale o quello digitale.
Il consiglio è quello di non essere sovraesposti nell’oro o nel BitCoin per evitare di sbilanciare troppo il portafoglio generale.
Esistono altre modalità per diversificare un portafoglio?
Assolutamente sì!
Ad esempio, un fondo flessibile che permette al gestore di allocare in tutta autonomia il fondo sovraesponendo una certa area, sottopesando un’altra così come aumentando o abbassando la percentuale azionaria del fondo stesso. Prima di comprare un fondo flessibile leggete il prospetto o in alternativa chiedete al consulente se il fondo è internazionale in quanto ha più possibilità di diversificazione. Infine, chiedete solo fondi che abbiano almeno 4 stelle Morningstar.