Se si fa un’analisi dei mercati europei di quest’anno, si evince come le azioni e le obbligazioni delle società europee abbiano avuto una battuta d’arresto. Secondo le stime, però, la situazione non è destinata a migliorare, tutt’al contrario. Sono diversi i motivi da tenere in considerazione per capire in che direzione andranno i mercati del vecchio continente. C’è da dire che questa zona geografica si può considerare un’”osservata speciale” all’interno del nuovo contesto politico dato dalla guerra in atto tra la Russia e l’Ucraina. Gli esperti hanno fatto emergere che sebbene ci si trovi davanti a una crisi energetica devastante, l’inflazione sia in aumento e la banca centrale cerchi escamotages per domarla, le valutazioni delle azioni sono molto più alte rispetto al periodo del 2020. Lo stesso discorso vale per i livelli raggiunti durante la crisi finanziaria del 2008. La situazione attuale resta comunque incerta a causa della crisi del gas crescente e di un aumento possibile del tasso.
Analisi dei mercati europei: crisi energetica e rischio di valutazione
Uno dei temi centrali per l’analisi dei mercati europei è l’impatto della crisi energetica che va a colpire l’economia in diversi punti. Questa situazione porta al deterioramento della fiducia economica e a una conseguente diminuzione degli investimenti. Così, si andrebbero a trascinare al ribasso tutti i costi degli asset. Stando alle stime di Bloomberg, la zona euro ha avuto una crescita irrisoria durante il trimestre che si ridurrà durante gli ultimi tre mesi del 2022.
Altro fattore da tenere in conto è il rischio di valutazione. I titoli europei sono scesi e sono diventati così più convenienti rispetto a quelli americani. Al momento, però, non sono ai minimi se confrontati con il periodo di crisi precedente. Per non parlare poi dei margini aziendali che stanno conoscendo il calo maggiore durante tutto il decennio.
Analisi dei mercati europei: tra debito e volatilità
Altro punto da tenere in considerazione per l’analisi dei mercati del vecchio continente è il costo del denaro e l’accesso ad esso. Ad oggi le imprese sono più in difficoltà quando devono autofinanziarsi tramite il debito. Ancor più difficile sembra essere l’accesso al mercato. I rendimenti sono al rialzo, la banca centrale si inasprisce e aumentano le preoccupazioni sul rischio. Così, il rifinanziamento dei prestiti si rivela ancor più oneroso. C’è anche da tenere in considerazione il fatto che il costo degli interessi extra da parte delle nuove obbligazioni, rispetto invece a quelle già esistenti, è di 2 milioni di dollari per ogni 100 milioni.
Se l’indice di volatilità registra un balzo importante, allora i mercati azionari saranno in grado di sostenere un rally. A patto però che i crolli passati siano indicativi. E il sellof del mese di agosto non ha fatto registrare una crescita indicativa del vix. La situazione attuale segna così l’aumento più grande, mai registrato fino ad ora, per i costi di finanziamento delle obbligazioni hig-grade convertite in euro. All’inizio del 2022 invece sostituire il vecchio debito con quello nuovo significava, nel concreto avere da parte dei risparmi per i mutuatari.