I prezzi del petrolio sono stabili da mercoledì: a inizio sessione sono scesi di più di un dollaro. Lo dicono i dati dell’AIE, Agenzia internazionale per l’energia. Il punto focale è la domanda di greggio del mondo, se si tiene in conto il fatto che la Cina non si sta risollevando economicamente come era stato previsto. La superpotenza asiatica manda avanti le sue strategie di chiusure dovuta al Covid, mentre gli Stati Uniti mostrano ancora incertezza a livello economico. La Fed si rivela ancora una volta aggressiva e l’inflazione non accenna ad arrestarsi: molti si domandano quanto la regressione sia vicina.
Prezzi del petrolio: i dati dell’Agenzia internazionale per l’energia
L’AIE ha presentato un nuovo resoconto legato alle previsioni del mercato del petrolio. L’Agenzia ha il compito di dare consulenza ai membri OCSE per quanto riguarda la politica energetica. Ha così dichiarato che la domanda globale del combustibile si abbasserà, nel 2022, di 110 mila barili al giorno. Continua così ad abbassarsi la richiesta del petrolio a livello mondiale. Il motivo è il rallentamento delle economie e l’impatto in negativo dei blocchi per il Covid-19 voluti dalla Cina. È vero però che il passaggio dal gas al petrolio, su larga scala, ha fatto si che la domanda totale si sia arrestata solo marginalmente. Se l’andamento rimane lo stesso, si prevede che da ottobre di quest’anno a marzo del 2023 si avrà una media di 700 mila bdp (barili al giorno). Si tratta del doppio del livello rispetto a un anno fa.
Si prevede anche che la domanda di petrolio avrà un aumento che va dai 2 milioni di bdp del 2022 a quasi 100 milioni di bdp. Facendo un confronto, secondo le stime dei produttori di petrolio Opec la domanda aumenterà di 3,1 milioni di bdp nel 2022 e nel 2023 di 2,7 milioni.
Prezzi del petrolio: la Russia e le sanzioni
La situazione dei prezzi del petrolio a livello globale è data dal conflitto tra Russia e Ucraina. L’Europa aveva stabilito un accordo con la nazione del Cremlino secondo il quale il 40% del gas russo sarebbe stato destinato al vecchio continente. La realtà dei fatti è cambiata a seguito dello scoppio della guerra e adesso tutta l’economia globale si trova costretta a rifare i calcoli. Stando alle stime riportate dall’Agenzia internazionale per l’energia, la produzione del petrolio proveniente dalla Russia dovrebbe calare entro febbraio 2023. In cifre si tratta di un calo pari a 1,9 milioni di barili al giorno. Questo dopo che l’embargo dell’Ue entrerà in vigore verso i prodotti petroliferi raffinati e le esportazioni di greggio di Mosca.
Dall’inizio del conflitto, la Russia ha registrato un calo, seppur marginale, della produzione dei bdp. A detta dell’AIE, si passerà dai 10,2 milioni a dicembre 2022, a 9,5 milioni di bdp per febbraio 2023. Bisogna anche dire che sebbene siano diminuite le esportazioni del petrolio verso l’Europa, i flussi inviati a Turchia, India e Cina hanno limitato le perdite del Cremlino. Quando l’embargo dell’Unione Europea sarà entrata in vigore, 1 milione di bdp di altri prodotti e 1,4 milioni di barili al giorno di petrolio potrebbero avere un’altra destinazione. Almeno, queste sono le stime dell’AIE.