Si può chiedere una riduzione del canone d’affitto in qualsiasi momento. Chi lo richiede lo fa per motivi diversi, ma spesso non è chiaro come fare domanda e capire se si rientra o meno nei requisiti. Richiedere uno sconto per il pagamento dell’affitto è diventata una pratica comune a molte famiglie italiane, soprattutto da quando è arrivata la pandemia. A partire da marzo 2020 si è registrato un aumento del tasso di disoccupazione e molti sono entrati in cassa integrazione. È però possibile chiedere una riduzione del canone anche in altre situazioni, ad esempio se l’immobile presenta una serie di problematicità che non erano emerse dalle prime visite. Ancora, se si pensa che il proprietario dell’immobile sta chiedendo un costo d’affitto superiore al suo valore, allora si può fare domanda per lo sconto.
Per avere ridotto il canone d’affitto, in Italia non c’è una vera e propria procedura ufficiale da seguire. Di base è possibile chiedere a un perito quale sia il suo parere. Egli sarà in grado di valutare l’abitazione in modo professionale. Una volta analizzato l’immobile, si può procedere per sollecitare il padrone affinché il proprietario prenda in considerazione la perizia. In genere funziona che si inizia una trattativa tra lui e l’affittuario, così da trovare un accordo comune sul valore da pagare dell’immobile.
Riduzione del canone d’affitto: momentaneo o permanente
Una persona accetta il canone d’affitto nel momento in cui si firma il contratto della locazione abitativa. Il prezzo si dovrà quindi concordare prima che si firmi il contratto e deve essere concordato tra le parti chiamate in gioco, ovvero il proprietario insieme all’affittuario o gli affittuari da soli. Ecco che si può già far presente che il valore proposto per l’immobile supera il suo costo reale. Si può così chiedere una riduzione del canone d’affitto sia momentaneamente, sia permanentemente. Nel primo caso l’affittuario del contratto potrebbe avere una difficoltà a livello lavorativo o di altra natura che non gli consenta di pagare l’affitto a prezzo pieno. Nel secondo caso invece l’abitazione ha uno sconto valido fino alla fine del contratto. Quando si dovrà rinnovare tale documento, allora si dovrà stipulare un nuovo accordo che stabilirà quale somma dovrà pagare l’affittuario.
Riduzione del canone d’affitto: quando si richiede
Anche se si hanno tutti i buoni propositi possibili e si ha una motivazione valida per richiedere una riduzione del canone d’affitto, le cose non sono sempre facili. È infatti possibile che il proprietario non si convinca così facilmente a dare una concessione del genere. C’è da dire anche che se il proprietario dell’immobile non dà l’ok, lo sconto non può avvenire. Capita però che in alcuni casi la riduzione del canone d’affitto si rivela un diritto vero e proprio dell’affittuario. Questo avviene, ad esempio, se un’abitazione presenta dei difetti che non consentono ai coinquilini di vivere in modo dignitoso. In questo caso specifico, se il proprietario non è d’accordo a farsi dare una parte del denaro accordato, l’affittuario ha diritto a procedere per via legale. Se però lo stesso accade solo per ragioni di antipatie o ripicche, l’affittuario deve tenersi pronto a lasciare la casa o pagare l’affitto intero.