In attesa delle riunioni della Banca Centrale Giapponese e della FED americana, la Borsa asiatica punta al ribasso.
La Boj, Banca Centrale Giapponese e la Fed si preparano a 2 giorni di riunione parallela.
Il risultato è che la borsa asiatica si è fermata. Infatti, dalle borse asiatiche si attendono gli esiti di queste riunioni e gli analisti temono il peggio.
Da un lato, la Fed potrebbe smuovere i tassi di interesse, che potrebbero arrivare allo 0,25 percento, oppure allo 0,50 percento nella peggiore delle ipotesi. La Fed starebbe pensando, su spinta del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, di ridurre la forza del dollaro per evitare problemi con le esportazioni.
La Banca Centrale Giapponese, invece, deve fare i conti con il debito pubblico, che ha superato il 200 percento del PIL. In più, deve valutare come e se emettere nuova moneta, e quindi quali saranno i nuovi tassi.
Probabilmente, queste decisioni verranno prese con un occhio alle notizie che arrivano dalle Borse asiatiche e dagli Stati Uniti.
I dati parlano chiaro: tutte le Borse asiatiche hanno il segno meno e influenzano i mercati europeo e americano.
- Nikkei -0,36 percento;
- Hong Kong -1,5 percento;
- Shangai -0,26 percento.
Altri indicatori sullo stato della situazione sono i tassi di cambio:
- Oro: valutato 1.419 dollari per oncia;
- Petrolio Wti americano a 56,05 dollari al barile;
- Yen -0,07 percento;
- Sterlina -0,13 percento;
- Euro, unico stabile: un Euro oggi vale 1,1129 dollari.
Nel frattempo, una delegazione USA si trova oggi in Cina, per parlare della questione dei dazi e trattare.
Donald Trump e il dollaro
Anche se pubblicamente Donald Trump smentisce ogni pressione per abbassare la forza del dollaro, in realtà qualcosa bolle in pentola.
Il costo del denaro negli Stati Uniti è più alto rispetto alle altre monete e rispetto anche allo stesso dollaro di qualche anno fa. A questo, si aggiungono i dazi, che non favoriscono nemmeno le esportazioni, oltre che le importazioni.
Se la Fed non dovesse provvedere in questi due giorni, Trump si sentirebbe costretto a intervenire con dazi nel settore automotive. Questo sarebbe un bel problema per Germania e Francia, ma anche per il nostro Paese, che fornisce componenti per auto a questi Paesi.
Naturalmente, nuovi dazi alla UE sarebbero un problema serio. Non basterebbero, infatti, le manovre di contenimento sulla inflazione che Mario Draghi ha messo in atto finora.